Il polittico Griffoni, capolavoro del Rinascimento italiano, fu realizzato nel 1470-73 per l’omonima cappella della Basilica di San Petronio da Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti. Rimosso nel 1725, venne suddiviso in singoli quadri, 16 dei quali sono oggi conservati in 9 musei: Collezione Cagnola di Gazzada (Va), Collezione Vittorio Cini di Venezia, Louvre di Parigi, Musei Vaticani, Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, National Gallery di Londra, National Gallery of Art di Washington, Pinacoteca di Brera di Milano, Pinacoteca Nazionale di Ferrara.
La mostra allestita al piano nobile di Palazzo Fava, sede del circuito Genus Bononiae. Musei nella Città, ha coronato un progetto nato nel 2012 nel contesto del cantiere di restauro della cappella Griffoni, che ha visto realizzati, dapprima, il rilievo digitale delle singole parti presso i musei di appartenenza, poi la loro riproduzione materiale e infine l’esposizione dei quadri originali riuniti per la prima volta dopo 300 anni.
L’allestimento è stato progettato per documentare il contesto storico e artistico dell’opera ed evocarne i valori costituenti, sia nella ricomposta unità, mediante il fac simile che ha consentito di apprezzarne grandiosità, magnificenza e impatto comunicativo, sia nella presentazione ravvicinata di tutti i singoli originali, che ha favorito la contemplazione di ogni dettaglio pittorico e iconografico.
Complementare alla mostra, la sezione dal titolo La Materialità dell’Aura. Nuove Tecnologie per la Tutela, a cura di Adam Lowe e Guendalina Damone, ha approfondito l’attività di Factum Arte, istituzione dedita alla documentazione delle opere d’arte a rischio, disperse e decontestualizzate ed il ruolo delle nuove tecnologie per la documentazione e conservazione del patrimonio culturale.